INTRODUZIONE - Torchwood

Torchwood è uno spin-off della serie di fantacenza britannica Doctor Who. Ad oggi ne sono state prodotte due serie, nel 2007 e nel 2008 rispettivamente. La terza serie è in produzione e sarà costituita da soli 5 episodi. Per la quarta si sà che dovrebbere essere prodotta e avrà lunghezza normale (13 episodi).

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SINOSSI

Il progetto si sviluppa su cinque capitoli, le cui linee principali son già definite. Ecco qui una breve presentazione di ciascun capitolo, con i link per i post completi.

martedì 23 settembre 2008

L'incontro

Era un periodo tranquillo, molto tranquillo. Da un paio di settimane Ianto Johns rincasava tutte le sere alle sette, come un normale impiegato. Anche quella sera alle sette stava uscendo dalla base di Torchwood e dalla Roald Dahl Plass si incamminava verso il suo appartamento.
Il tempo quel martedì sera rispecchiava perfettamente il suo stato d'animo. Pioveva, quelle piogge insistenti ed intense che durano tutto il giorno. Era pensieroso. Pensava che di lì a venti minuti sarebbe arrivato nel suo appartamento, ma non a casa. Era un piccolo trilocale, ordinato, funzionale e confortevole. Ma non era accogliente, non era casa sua. La sua casa era la Base di Torchwwod, dove di solito passava i suoi giorni e molte delle sue notti, dove c'era la squadra, dove c'era Jack. Quando aveva perso Lisa durante l'attacco dei Cybermen a Torchwood Londra, si era chiuso in sé stesso, aveva evitato i rapporti con gli altri esseri umani che non fossero strettamente necessari, restava nell'ombra. Una sagoma efficiente e silenziosa, un perfetto maggiordomo. Ma senza accorgersene le cose erano cambiate. Per non affezionarsi alle persone, aveva pian piano sviluppato un attaccamento quasi genitoriale alla Base, una devozione all'organizzazione, che alla fine si era sorprendentemente riflessa in un sincero attaccamento ai suoi membri. Senza accorgersene si era affezionato ai nuovi colleghi molto più di quanto non si fosse affezionato ai primi. La sua storia con Jack? Jack era Torchwood. Lui amava Jack, lui amava Torchwood. Amore... ma era poi amore quello che provava per Jack. Non ne era molto sicuro. Di certo era qualcosa di totalmente diverso dal ciò che aveva provato per Lisa.
Il semaforo era rosso. Guardando fuori dal finestrino del'auto nera vide un bell'alimentare e gli venne un mente che erano anni che non cucinava. Quando stava con Lisa era sempre lui a preparare la cena, era un cuoco estroso e raffinato. Sapeva scegliere gli ingredienti giusti, sapeva mettere in piedi una cena dal nulla. Parcheggiò la macchina e scese a far la spesa. Girava piano tra gli scaffali pensando al menù, quando una bottiglia di Nuragus bianco attirò la sua attenzione. La prese e decise che sarebbe stata accompagnata da un piatto di spaghetti con la bottarga, semplici e saporiti.
Fuori continuava a diluviare, si diresse a passo spedito verso la macchina a testa china, per evitare di bagnarsi il viso, aprì le portiere con il comando a distanza, allungò la mano, ma invece del freddo metallo toccò una persona. Alzato lo sguardo vide una ragazza. Aveva un aspetto totalmente indifeso. Tremava, per il freddo e la paura che le era stampata nei grandi occhi nocciola spalancati. Il corpo tozzo era avvolto in un impermeabile maschile inzuppato d'acqua e troppo lungo, che le arrivava fino alle caviglie. Il viso era incorniciato da capelli scuri che le arrivavano alle spalle. I lineamenti erano armoniosi, nonostante l'espressione impaurita.
- Fammi salire in macchina. Portami a casa tua. - disse la ragazza con un tono sorprendentemente fermo e prima che Ianto potesse sollevare alcuna obiezione si scoprì in modo molto risoluto il polso destro, mostrando un tatuaggio circolare, con all'interno uno strano simbolo, che Ianto non aveva mai visto.
- E allora? - nel pronunciare quelle parole il tatuaggio cominciò a brillare e a cambiare colore. La cosa era strana e la ragazza lo impietosiva, quindi acconsentì. La fece salire in macchina e se la portò a casa.

Ianto era in cucina, appoggiato con la schiena al piano da lavoro. L'acqua nella pentola bolliva e riusciva a sentire in sottofondo il ticchettio regolare del timer, secondo dopo secondo la rotellina si muoveva impercettibilmente scandendo in modo cadenzato lo scorrere dei sette minuti e mezzo necessari per la cottura degli spaghetti. L'aroma della bottarga si era diffuso in tutta la stanza. Aspettava e intanto guardava fisso davanti a sé. Il tavolo apparecchiato per due persone. Era la prima volta da quando aveva messo piede in quell'appartamento. In realtà poteva contare sulle dita delle mani le volte in cui quel tavolo era stato apparecchiato nei due anni in cui aveva vissuto a Cardiff.
Annunciata dallo sciabattare delle pantofole troppo grandi che le aveva prestato, la ragazza entrò in cucina. Aveva un incedere lento, quasi timido, che la rendeva molto tenera. La doccia calda le aveva ridato un po' di colore in viso, che ora appariva molto bello. Le labbra accennavano un sorriso che stentava pudicamente a manifestarsi, gli occhi tradivano l'imbarazzo e il disagio tipico di chi si trova in un posto che non gli è familiare e in cui non vorrebbe essere, ma da cui non può andarsene. Accennò una piccola riverenza, piegò le ginocchia e allargò leggermente le braccia, stringendo delicatamente tra le mani gli angoli dei boxer. Era buffa. Nulla di quello che indossava era della sua taglia, né tantomeno da donna. Un paio di boxer al posto dei pantaloncini e una maglietta stinta, che le arrivava a metà coscia e abbondava sulle spalle e in vita, fasciandola però a livello dei seni abbondanti e dei fianchi un po' troppo laghi.
- Hai bisogno di vestiti.
- Non si preoccupi.
- Domani hai intenzione di uscire con le mie mutande?

Il silenzio imbarazzato che si era creato fu interrotto dal timer che cominciò a suonare. Si misero a cenare in silenzio. Si fissavano, Ianto le versava il vino ogni volta che il bicchiere rimaneva vuoto, lei mangiava avidamente e osservava ogni sua mossa, ogni sua espressione. Fu lei la prima a rompere il silenzio con un grazie secco e sincero a cui seguirono le domande di Ianto, chi sei? Quanti anni hai? Cosa ci facevi in mezzo alla strada, da sola e seminuda (sotto l'impermeabile non indossava nemmeno la biancheria intima)? Perché sei venuta da me? Era quasi stordita da quell'interessamento, da quella curiosità nei suoi confronti. Lo guardava, mentre gli poneva in modo tranquillo e garbato quelle semplici e ovvie domande. Una dopo l'altra, interrotte da brevi pause che sembravano durare un'eternità. Improvvisamente mille pensieri le affollavano la testa, era la prima volta in quelle due settimane, le uniche di cui avesse memoria, in cui si fermava a pensare a qualcosa di diverso che non fosse ripararsi dal freddo e placare i morsi della fame. Non si era quasi accorta di non ricordarsi nulla, né chi era, né dove aveva vissuto prima di ritrovarsi in mezzo a una strada, coperta solo da un impermeabile e un paio di stivali. Le uniche cose che sapeva erano che il tatuaggio che gli aveva mostrato la spaventava a morte e probabilmente era il motivo per cui era stata abbandonata. In quelle due settimane si era illuminato spesso e tutte le volte che questo accadeva si sentiva strana, non sapeva definire meglio quello che provava, semplicemente era perfettamente in grado di dire se il tatuaggio era "acceso" o "spento" senza alcun bisogno di guardarlo. Si era anche accorta che negli ultimi giorni si illuminava più spesso quando era agitata o spaventata, proprio come era successo quando l'aveva incontrato. Non l'aveva scelto a casa, era da tre giorni che lo stava osservando. Si era accorta che compariva nel centro della piazza, tutte le sere alle sette. Non capiva da dove uscisse, semplicemente un secondo prima non c'era nulla e il secondo dopo c'era lui. La sera prima, non l'aveva bloccato perché in compagnia di una donna mora. Questo era tutto quello che sapeva della sua vita e glielo disse.
Ianto la ascoltò in silenzio, quando finì si alzò, prese i piatti e mentre cominciava a riassettare, dandole le spalle disse: - Devi avere un nome, pensaci. Per il resto vedremo domani. Ora va a letto. Ho appoggiato delle lenzuola sul letto nella stanza a destra del bagno.

Il "resto" non era poca roba. Doveva capire chi era, perché la situazione era molto insolita, così come la calma alla base era inquietantemente sospetta. Aveva letto che in alcune persone che soffrono di emicrania gli attacchi sono annunciati da momenti di assoluto benessere, in quelle due settimane si era respirata un'atmosfera da "quiete prima della tempesta" e questa strana ragazza poteva essere l'annuncio della catastrofe. Doveva informare la squadra della sua esistenza, ma non ne aveva voglia, per qualche motivo a lui stesso sconosciuto, voleva tenere per sé quella piccola scoperta, soprattutto se, come in fondo sperava, si fosse trattato di una ragazzina del tutto normale.
Questi erano i pensieri con cui Ianto si era addormentato e con cui si svegliò l'indomani.

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